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2020. Manifeste sur la langue ( MCE )

Inviato da Sylviane Amiet il 13/06/20 – 09:51
EDUCARE ALLA PAROLA

PER COLTIVARE UMANITA’ E COSTRUIRE CULTURA

MANIFESTO PER UNA EDUCAZIONE LINGUISTICA DEMOCRATICA

Il Movimento di Cooperazione Educativa con questo Manifesto si rivolge al mondo della scuola -insegnanti, alunni/e, dirigenti, genitori- al mondo della cultura e della ricerca, a chi ha la responsabilità di predisporre condizioni favorevoli alla crescita culturale nei territori e nella scuola –amministratori, politici, professionisti...-, a tutti i cittadini/e, in particolare a coloro che guardano con inquietudine l’uso violento e discriminatorio del linguaggio che si va diffondendo e le proposte affrettate che invitano a risolvere semplicisticamente con un insegnamento trasmissivo il problema della povertà linguistica diffusa.

1. EDUCARE ALLA PAROLA

Educare alla parola per coltivare umanità e costruire convivenza civile

Crediamo che educare alla parola nelle nostre società multiculturali significhi occuparsi del futuro: avere la visione di una società futura, più solidale e più giusta, che vogliamo costruire, volgere lo sguardo verso un orizzonte di pace in cui la comunità umana intraprenda  un cammino di consapevolezza delle diverse storie plurali e accolga la  ricchezza di voci e di lingue che abitano il pianeta.

 

Poiché crediamo nel  linguaggio come strumento di costruzione culturale e nella possibilità di resistere a un uso dell’insegnamento della lingua come strumento di divisione, proponiamoun’educazione alla parola che sia la premessa necessaria per  sostenere ideali di convivenza civile, atteggiamenti di rispetto, di solidarietà, di ospitalità nei confronti di tutti/e.

Crediamo che la parola, che  consente di condividere l’esperienza, di vedere e far vedere l’invisibile che accompagna l’esperienza, i pensieri e le emozioni, la sofferenza e la gioia,  abbia un posto centrale nella nostra vita e debba occupare  un posto centrale nella scuola.

Crediamo che l’educazione alla parola vada promossa, oggi, affrontando la complessità del presente, senza negare  i conflitti che lo caratterizzano e prendendoli in carico, ma  senza rinunciare a coltivare umanità e capacità di condivisione di senso e che la democrazia non può che fondarsi sulla parola, nello spirito del dialogo paritario. 

Educare alla parola per coltivare il pensiero critico

Poiché esiste un  legame inscindibile tra linguaggio e  pensiero - la parola sostiene il pensiero, il pensiero non può che appoggiarsi alla parola per esistere ed essere comunicabile - crediamo che  la conquista consapevole e generalizzata della parola e dei linguaggi, di tutti i linguaggi da parte di tutti e  tutte, sia strumento di emancipazione  e costituisca una difesa dagli usi  manipolatori e falsificanti della comunicazione. 

Poiché il linguaggio contribuisce a comunicare  la realtà sociale ma anche a costruirla, crediamo che educare alla parola, ad usare parole diverse da quelle legate a generalizzazioni superficiali e acritiche, a categorizzazioni indebite e ad atteggiamenti etnocentrici sia cruciale  per contrastare la semplificazione con cui viene ridotta, spesso,  la complessità che ci coinvolge.

Crediamo che educare alla parola  possa aiutare a nominare soggetti, situazioni, eventi in riferimento a  categorie linguistiche e concettuali costruite sulla base dell’esperienza e della riflessione, esercitando l’analisi e svelando i criteri retrostanti le scelte linguistiche e gli atteggiamenti profondi che ne stanno alla base:  timore, empatia o rifiuto, vicinanza o lontananza mentale e relazionale. 

Crediamo che educare alla parola possa aiutare a smascherare usi superficiali e tendenziosi del linguaggio che possono indurre a trovare normali molti atteggiamenti – ed espressioni - che stanno prendendo piede: considerare criminali intere categorie di persone a prescindere dal loro operato, pretendere  che ci sia qualcuno/a che deve venire prima di altri/e nel godimento di diritti fondamentali, finanche del diritto alla sopravvivenza, pensare che ci sia un diritto al respingimento di chi cerca  la salvezza, ... Si tratta di  smascherare e denunciare l’uso ingannevole della parola e guardare le  situazioni  quotidiane a prescindere dalla semplificazione dell’abitudine e del linguaggio abituale, si tratta di sbanalizzare l’ovvio assumendo un atteggiamento di straniamento: non a caso  riflessioni fondamentali sullo straniamento sono state proposte dalla narratologia, quindi dagli studi sulla lingua.

Per questo crediamo che una scuola che educa il pensiero debba essere una scuola che si prende cura  della parola, del suo uso consapevole e responsabile, e della necessità di indagare continuamente sui significati. Si tratta di  costruire atteggiamenti liberi da stereotipi e pregiudizi e disponibilità a confrontarsi con diverse letture possibili della realtà, ampliando  la percezione. In questo senso l’educazione al pensiero critico, attraverso la parola, diventa pratica di democrazia. 

Mettere l’educazione linguistica al centro della scuola

Proponiamo che  l’educazione linguistica sia messa al centro della scuola  in questo momento in cui i contesti sociali e scolastici sono caratterizzati dalla presenza di culture e lingue diverse, diversi linguaggi e modalità comunicative: educare alla parola è educare all’arte della convivenza.

Sulla base delle ricerche di De Saussure consideriamo la lingua un sistema complesso  formato da linguaggi verbali e non verbali. La  pratica didattica del MCE, partendo da  questa considerazione, cerca di tener presente questo aspetto poliedrico della lingua, le  interrelazioni e gli  intrecci tra i diversi linguaggi comunicativi/espressivi, la musica, l’arte, l’immagine, il teatro…  Crediamo che scegliere questa prospettiva favorisca l’ inclusione, arricchendo e potenziando la proposta educativa, per dare più opportunità a tutti e tutte. 

Essendo la lingua trasversale a tutti gli ambiti proponiamo che dell’educazione alla parola si occupino tutti/e gli /le insegnanti, di tutti gli ambiti e di tutte le discipline, possibilmente  in un lavoro cooperativo e di ricerca. 

Proponiamo che a questo  apprendimento sia dedicato tutto il tempo necessario: il giusto tempo per il dialogo, per la lettura come piacere e come costruzione della conoscenza, il giusto tempo per confrontarsi sui significati delle parole e per capire, per elaborare  narrazioni e riflessioni, per godere della bellezza delle espressioni artistiche fatte di parole, per esplorare scientificamente il territorio complesso e affascinante dei codici linguistici, non cedendo all'impulso di semplificare e di ridurre l’apprendimento ad addestramento meccanico e alla conoscenza di un unico modello di lingua considerato immutabile e altro da sè.

Proponiamo che sia rispettato il diritto alla lentezza, come condizione per consentire alla mente di svolgere la sua funzione linguistica di interpretare  (e trasformare) il mondo. Il tempo del pensiero, così come il tempo del camminare, il tempo della crescita e il tempo del respiro sono tempi che segnano la vita dell’essere umano da sempre, non possono essere accelerati  a piacimento. Capire le parole e  trovare  parole giuste ed efficaci sono operazioni che richiedono la pazienza e l’umiltà del provare- confrontarsi- riprovare, sorretti/e dal desiderio di coniugare  la bellezza e l’efficacia. 

Proponiamo che a ragazzi/e e adulti accolti/e nel difficile cammino dell’educazione alla parola sia garantito il diritto all’uso e all’apprendimento della lingua in un percorso di ricerca libero dal timore del giudizio, della sanzione, della valutazione negativa.

 

Sulla base della lunga esperienza e della ricerca di insegnanti, educatori/educatrici e linguisti, rifiutiamo l’affermazione secondo cui l’obiettivo dell’inclusione e del massimo sviluppo possibile delle capacità di tutti/e e l’obiettivo della qualità della proposta educativa e didattica siano inconciliabili.

 

Crediamo che il cammino verso questi grandi traguardi possa essere intrapreso, nella scuola e nei luoghi che si occupano di educazione linguistica, curando piccoli passi quotidiani: ossia costruendo, con le proposte didattiche di ogni giorno, contesti scolastici cooperativi e usando strumenti di lavoro adeguati

2. QUALE SCUOLA PER EDUCARE ALLA PAROLA

Una scuola dell’ascolto e del dialogo

Una classe dove si vivono cooperazione e democrazia non può essere una classe in cui vige la regola del silenzio, in cui si ignorano le ragioni delle proprie e altrui diversità, in cui non si mettono a confronto i diversi percorsi di pensiero. Riteniamo perciò  fondamentale  riconoscere e garantire a tutti/e il diritto di parola e, reciprocamente,  il diritto - dovere di ascolto.  Il dialogo  e il confronto permettono la conoscenza reciproca che genera fiducia e sono alla base della costruzione della conoscenza.

 

 

Consideriamo la comunicazione  orale un aspetto fondamentale dell’educazione linguistica: non solo presupposto indispensabile per acquisire competenza nella lingua scritta, ma anche competenza fondamentale di per sé, da curare in tutti gli ordini di scuola. Narrare, argomentare, esporre il proprio pensiero, discutere, parlare in pubblico, prendere la parola in assemblea, condividere esperienze ed emozioni sono irrinunciabili nella scuola cooperativa così come sono fondamentali nella vita sociale. 

In ogni percorso di conoscenza  la discussione sostiene l’articolarsi del pensiero, stimola i processi mentali, permette di interrogare la realtà scoprendone aspetti diversi e costruendo reti di significati che strutturano conoscenze, configurando il bisogno di porsi  delle domande oltre che di cercare delle risposte.

 

 

Riteniamo, inoltre, la formazione al  dialogo e dell’argomentare rigoroso  indispensabili per la capacità di valutare e di sceglierepresupposti della partecipazione  democratica.

 

Una scuola della narrazione

Narrare è un’attività relazionale, la comunità è fatta delle storie che condivide.  Sono le storie  che danno spazio a una pluralità di voci, idee, modi di essere e di vivere che, tutti, ci caratterizzano come umani. La narrazione consente di comporre in un’unitarietà leggibile la frammentarietà delle esperienze  senza perderne  la ricchezza. 

Poter raccontarsi e raccontare, in qualsiasi forma, dà potere alle persone, le rende protagoniste e nello stesso tempo le avvicina agli altri, ascoltare racconti crea relazioni e apre ad altri mondi e ad altre esperienze.  

. Il racconto porta con sé l’esperienza dell’ascolto che abitua a stare in relazione e a  pensare in silenzio.

 

Ogni narrazione può avere cittadinanza nella scuola: le narrazioni della letteratura e del mito, come le narrazioni che ciascuno/a può offrire all’ascolto o incontrare nella  lettura. La narrazione che ha per contenuto la quotidianità è fondamentale, aiuta la conoscenza reciproca e rafforza l’identità del gruppo, rivelando come ciascuno/a sia diverso e unico e nello stesso tempo simile a  tutti/e gli/le altri/e, condividendone la comune umanità.                                                                                                   

 

 

Una scuola in cui si usa la lingua per comunicare

La parola  e la scrittura sono mezzi potenti che mettono in contatto gli esseri umani tra loro.

Crediamo in una scuola in cui la parola e la scrittura vengano usate per comunicare, in cui la parola abbia spazio e le scritture  vengano  incoraggiate e accolte, Il lungo percorso verso la capacità di usare parole sempre più efficaci non può non prevedere l’errore, tappa inevitabile in ogni  percorso di apprendimento, da non enfatizzare, sanzionare, criminalizzare, allontanando così dalla ricerca del piacere di comunicare con le parole. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La pedagogia Freinet e la pratica del MCE ci propongono alcune  tecniche di vita che hanno anche un significato simbolico: il testo libero, la corrispondenza, il giornale scolastico, la scrittura collettiva, la messa a punto collettiva, il libro di vita della classe. Al di là dei mille modi diversi in cui possono essere realizzate e riattualizzate ci indicano una strada da seguire: dare spazio alla parola usata per l’espressione e la comunicazione, in situazioni reali, in situazioni di vita. Ci invitano, inoltre, a non dimenticare che le parole, nate perché negoziate da gruppi di umani per scambiarsi pensieri, possono 

essere apprese solo nello scambio e nel confronto.

 

 

 

 

 

Una scuola che accoglie le diverse lingue e le diverse competenze linguistiche presenti

Crediamo che in questo momento in cui i contesti sociali e scolastici sono caratterizzati dalla presenza di culture e lingue diverse, diverse modalità comunicative, differenti competenze, educare alla parola significhi  educare al rispetto di tutte le lingue e delle diverse competenze presenti nella classe. 

Ogni persona che arriva in una situazione scolastica, a qualsiasi età, è competente linguisticamente nella  lingua madre -la lingua che ci plasma, che connota la nostra vita psicologica, i nostri ricordi, le associazioni, gli schemi mentali. Il rispetto e la tutela di tutte le varietà linguistiche, siano esse idiomi diversi o usi diversi dello stesso idioma, fa sì  che nessuna lingua diventi un ghetto, una gabbia che separa, un ostacolo alla parità. 

 

Una responsabilità importante della scuola è anche accogliere la differenza di chi ha una competenza linguistica di partenza meno adeguata. Sappiamo quanto la scarsa competenza linguistica  possa pregiudicare tutto il percorso scolastico in modo  rilevante  creando disagi profondi. Sappiamo anche quanto la competenza linguistica sia  legata, per tutti/e,  alle condizioni fisiche, all’ambiente familiare e sociale di provenienza.

 

 

Ne deve derivare  l’impegno, da una parte, a operare scelte, in campo metodologico e didattico, che aiutino tutti/e a migliorare la competenza comunicativa, dall’altra a rifiutare sia  una valutazione  sommativa  fondata  sulla presunta  misurazione di risultati standard tramite ‘verifiche’ 

Crediamo, invece, nella possibilità di favorire la crescita delle competenze linguistiche per tutti/e all’interno di un contesto di lavoro cooperativo.

 

Crediamo che  favorire l’espressione e lo scambio linguistico  possa aiutare tutti/e a intraprendere con successo il cammino dell’educazione alla parola e contribuire ad attenuare l’emarginazione che genera sofferenza in chi non ha in partenza strumenti sufficientemente adeguati. Crediamo anche nell’aumento di opportunità  che si produce in una scuola in cui sia presente una pluralità di linguaggi, verbali e non verbali e si sperimentino ‘contaminazioni’ fra lingue e linguaggi diversi. La capacità di capire e di comunicare è favorita, in un gruppo, dalla presenza di diverse lingue, la consapevolezza delle strutture della propria lingua  emerge più facilmente dal  confronto che mette in evidenza somiglianze e differenze tra lingue diverse e aiuta a scoprire potenzialità e vincoli della lingua personale.

 

Crediamo in una scuola che possa dare legittimità a diversità e differenze permettendo a tutti/e di esprimersi,  comunicare, migliorare in competenza e consapevolezza sperimentandosi  come cittadini/e attivi/e in grado di produrre cultura e bellezza. 

 

Una scuola che considera ogni lingua un corpo vivo e un possibile oggetto di ricerca

 

 

 

Consideriamo la  lingua non come un oggetto statico, un modello da conoscere ma come una realtà complessa e in mutamento in cui e con cui viviamo, e che ci plasma. E’ la casa comune che gli esseri umani costruiscono e adattano di continuo ai loro bisogni.                                                                                                                                               Proponiamo una  didattica della lingua non centrata solo sull’apprendimento del codice e di un modello considerato immutabile, ma aperta alla ricerca. 

 

Crediamo che la complessità della lingua non possa essere affrontata efficacemente con un insegnamento lineare (a partire di singoli elementi –segni, parole, frasi,..-  in forma additiva, dal facile al difficile). Riteniamo vada  esplorata per approfondimenti successivi dei suoi molteplici aspetti -oralità, pragmatica della comunicazione, semantica, strutture linguistiche delle frasi e dei testi, legami logici instaurati da certe parole...- mettendo al centro la comprensione come  costruzione del significato,     

Consideriamo inadeguata una didattica che enfatizzi la grammatica come insegnamento di regole e definizioni avulso dai testi, supportato da  esercizi meccanici scarsamente funzionali. Così come conoscere l’anatomia delle gambe non ci fa diventare più veloci nella corsa, come  dicevano bene le Dieci Tesi per l’educazione linguistica democratica.  

Consideriamo, invece, fondamentale lavorare sui testi e sui significati, stimolare il confronto sui significati attribuiti alle parole e alle espressioni. 

 

 

Una scuola che accompagna con cura il primo apprendimento della lingua scritta

 

L’incontro con la lingua scritta, uno degli incontri fondamentali della vita, è un momento importante in cui i bambini/e entrano in un mondo comunicativo nuovo, molto diverso da quello dell’oralità Incontrano un nuovo, potente mezzo di cui possono apprezzare le potenzialità: scrivere consente di lasciare un segnale durevole e di comunicare superando le distanze spaziali e temporali, leggere può aprire mondi lontani, incredibili, avvincenti, raggiunti grazie alla scoperta di un nuovo, meraviglioso, potere delle parole.  

 

Poiché l’attività spontanea di ricerca ed esplorazione del codice inizia, per tutti/e e in modi diversi per ciascuno/a, ben prima della scuola, e prosegue a lungo, crediamo che un metodo naturale sia l’approccio più corretto:  un metodo-non metodo che  preveda non un ‘insegnamento’ per tappe successive uguali per tutti/e, ma un accompagnamento dentro un contesto ricco di stimoli  che rispetti e favorisca  i percorsi individuali e permetta, nel contempo, di intrecciarli e farli interagire nel gruppo. 

 

Una scuola che fa incontrare i libri e scoprire  la bellezza delle parole

La nostra educazione alla parola sarebbe gravemente carente  se non  cercasse di offrire occasioni e di elaborare strategie  per avvicinare  i ragazzi/e ai libri, alla conoscenza e alla bellezza racchiuse nei libri.

Nella scuola devono trovare spazio i libri per la conoscenza, che aprono mondi, offrono tanti  diversi punti di vista sulla realtàsuscitano  nuovo desiderio di sapere, illuminano e  rendono più significativa la nostra stessa esperienza personale del mondo.

Devono trovare spazio i libri da incontrare per il  piacere di leggere, per godere della ricchezzaofferta, in tutte le culture, dalle opere della narrativa e della poesia, potenti evocatrici di immagini, vissuti, emozioni, pensieri.

Mettere in mano ai ragazzi/e dei libri veri, attraenti, mediare questo incontro fondamentale crediamo sia il primo e fondamentale compito della scuola

 

 

QUESTO MANIFESTO

 

Ci auguriamo che questo Manifesto aiuti tanti/e insegnanti, che già operano o intendono  operare secondo i criteri che proponiamo, a riconoscersi parte di un grande gruppo in cammino per una scuola migliore, inclusiva, democratica e per una società meno ingiusta. 

. Sappiamo quanta importanza rivestono la presenza o l’assenza di offerte culturali, di spazi pubblici pensati per l’incontro, di biblioteche, di sostegni alle attività delle scuole e di tutti i luoghi dell'educazione linguistica.

 

Non possiamo non riconoscere, infine, quanto sia importante, per i/le docenti, un contesto lavorativo in cui l’insegnante non si senta isolato/a nella propria funzione, oberato/a dalla necessità di affrontare sempre nuove problematiche e incombenze burocratiche. 

Crediamo che in questo caso, a fronte di richieste o disposizioni non rispettose dei  diritti dei bambini/e – il diritto  all’espressione, ad essere consultati/e,  a non essere discriminati/e, a partecipare, -  sia legittimo rispondere con azioni di  disobbedienza civile.                                                                                               Movimento di Cooperazione Educativa

 

 

Per informazioni e proposte:

vretynerina@yahoo.it

 
 
ÉDUQUER A L’USAGE DES MOTS
POUR CULTIVER L'HUMANITÉ ET CONSTRUIRE LA CULTURE
MANIFESTE  POUR UNE ÉDUCATION LINGUISTIQUE DÉMOCRATIQUE
 
Le Movimento di cooperazione educativa ( MCE)   avec ce Manifeste s'adresse au monde de l'école - enseignants, élèves, inspecteurs, parents - au monde de la culture et de la recherche, à ceux qui ont la responsabilité de préparer des conditions favorables à la croissance culturelle dans les territoires et à l'école –administrateurs, politiciens, professionnels ...-, à tous les citoyens.
En particulier nous nous adressons à ceux qui regardent avec inquiétude l'usage violent et discriminatoire de la langue  et les propositions hâtives qui invitent à résoudre de façon simpliste avec un enseignement transmissif le problème de la pauvreté linguistique généralisée.
 
1. ÉDUQUER A LA PAROLE 
Eduquer à la parole pour cultiver l'humanité et construire la coexistence civile
Nous pensons qu'éduquer à la parole dans nos sociétés multiculturelles signifie se prendre soin de l'avenir: avoir la vision d'une société future, plus solidaire et plus juste, que nous voulons construire.  Nous tournons notre regard vers un horizon de paix, un chemin de conscience des différentes histoires plurielles enrichi par les voix et les langues qui peuplent la planète.
Puisque nous croyons à la langue comme instrument de construction culturelle et à la possibilité de résister à une utilisation de l'enseignement des langues comme instrument de division, nous proposons une éducation à la parole qui est la prémisse nécessaire pour soutenir les idéaux de coexistence civile, les attitudes de respect, de solidarité, d’hospitalité envers tout le monde. 
Nous croyons que le mot, qui permet de partager l'expérience, de voir et de montrer l'invisible qui accompagne l'expérience, les pensées et les émotions, la souffrance et la joie, a une place centrale dans notre vie et devrait occuper une place centrale à l'école.
Nous pensons que l'éducation à la parole doit être promue aujourd'hui, face à la complexité du présent, sans nier les conflits qui la caractérisent  en les prenant en charge, mais sans renoncer à cultiver l'humanité et la capacité de partager du sens.  La démocratie suppose l’utilisation consciente de  la parole, dans un esprit de dialogue égalitaire.
 
Eduquer à la parole pour cultiver la pensée critique
Puisqu'il existe un lien inséparable entre le langage et la pensée - le mot soutient la pensée, la pensée ne peut compter que sur le mot pour exister et être communicable - nous pensons que la conquête consciente et généralisée des mots et des langues, de toutes les langues par tous et toutes, est un instrument d'émancipation et constitue une défense contre les usages manipulateurs et falsifiants de la communication.
Puisque le langage contribue à communiquer la réalité sociale mais aussi à la construire, nous pensons que l'éducation à la parole, en n’utilisant pas des mots  liés à des  généralisations superficielles, à des  catégorisations indues et ethnocentriques est cruciale pour combattre la simplification avec laquelle on réduit souvent  la complexité. 
Nous croyons qu'éduquer à la parole signifie apprendre à nommer des sujets, des situations, des événements en référence à des catégories linguistiques et conceptuelles construites sur la base de l'expérience et de la réflexion, en mettant en évidence les critères qui sous-tendent les choix linguistiques et les attitudes profondes à la base: peur, empathie ou rejet, proximité ou distance mentale et relationnelle.
Nous pensons qu'éduquer à la parole  peut aider à clarifier  les utilisations superficielles et tendancieuses du langage, les expressions ‘normales’ qui se répandent: considérer des ‘criminels’ des catégories entières de personnes quel que soit leur travail, prétendre qu'il y a quelqu'un  qui a plus que les autres le privilège de la jouissance des droits fondamentaux, voire du droit à la survie, de penser qu'il y a droit au rejet de ceux qui cherchent le salut à la mer, ...
Il s'agit de dénoncer l'usage trompeur des mots, de débanaliser l'évidence en changeant point de vue: ce n'est pas un hasard si des réflexions fondamentales sur l'’aliénation’ ont été proposées par la narratologie, donc par des études sur la langue.
Pour cette raison, nous pensons qu'une école qui éduque la pensée doit être une école qui prend soin de la parole, de son utilisation consciente et responsable et de la nécessité d'enquêter continuellement sur les significations. Il s'agit de construire des attitudes exemptes de stéréotypes et de préjugés et de volonté de confronter différentes lectures possibles de la réalité, d'élargir la perception. En ce sens, l'éducation à la pensée critique, par la parole, devient une pratique de la démocratie.
 
Placer l'enseignement des langues au centre de l'école
Nous proposons que l'éducation aux langues soit placée au centre de l'école en ce moment où les contextes sociaux et éducatifs se caractérisent par la présence de cultures, de langues et de modes de communication différents: éduquer à la parole, c'est éduquer à l'art de vivre ensemble.
Sur la base des recherches de De Saussure, nous considérons la langue comme un système complexe composé de langues verbales et non verbales. La pratique didactique du MCE, à partir de cette réflexion, prend en charge cet aspect multiforme du langage, les interrelations et l'entrelacement entre les différents langages communicatifs / expressifs, la musique, l'art, l'image, le théâtre ... Nous pensons que choisir cette perspective favorise l'inclusion de touts/tes, enrichit et renforce la proposition éducative, pour donner plus d'opportunités à chacun.
Étant donné que la langue est transversale à tous les domaines, nous proposons que l'éducation à la parole  soit la tậche  de tous les enseignants, de toutes les disciplines, dans le cadre d’une pédagogie de la  coopération et de la recherche.
Nous proposons que tout le temps nécessaire soit consacré à cet apprentissage: le moment pour le dialogue, pour la lecture comme plaisir et comme construction de la connaissance, le  moment pour discuter de la signification des mots et pour comprendre, pour élaborer des récits et des réflexions, pour profiter de la beauté des expressions artistiques faites de mots, pour explorer scientifiquement le territoire complexe et fascinant des codes linguistiques, sans céder à l'impulsion de simplifier et de réduire l'apprentissage à la formation mécanique et à la connaissance d'un modèle linguistique unique considéré comme immuable.
Nous proposons que le droit à la lenteur soit respecté, comme condition pour permettre à l'esprit de remplir sa fonction linguistique d'interprétation (et de transformation) du monde. Le temps de la pensée, ainsi que le temps de marcher, le temps de la croissance et le temps du souffle sont des temps qui ont toujours marqué la vie de l'être humain, ils ne peuvent pas être accélérés à notre plaisir. Comprendre les mots et trouver des mots justes et efficaces sont des opérations qui nécessitent la patience et l'humilité d'essayer - de comparer - d'essayer à nouveau, soutenues par le désir de combiner beauté et efficacité.
Nous proposons que aux enfants et aux adultes accueillis sur le chemin difficile de l'éducation aux mots soit garanti le droit d'utiliser et d'apprendre la langue dans un chemin de recherche libre de la peur du jugement, de la sanction, de l'évaluation négative.
 
Sur la base de la longue expérience et de la recherche des enseignants, des éducateurs  et des linguistes, nous rejetons l'affirmation selon laquelle l'objectif d'inclusion et du développement maximal possible des capacités de chacun et l'objectif de la qualité de la proposition éducative et didactique. sont inconciliables.
 
Nous pensons que le chemin vers ces grands objectifs peut être entrepris dans les écoles et les lieux qui traitent de l'enseignement des langues, en prenant soin des petites étapes quotidiennes: c'est-à-dire, en construisant, avec les propositions éducatives de chaque jour, des contextes scolaires coopératifs et en utilisant des outils de travail appropriés.
 
2. QUELLE ÉCOLE POUR ÉDUQUER A LA PAROLE
Une école de l’écoute et du dialogue
Une classe où vivent la coopération et la démocratie ne peut pas être une classe dans laquelle s'applique la règle du silence, dans laquelle les raisons de ses différences et celles des autres sont ignorées, dans lesquelles les différentes voies de pensée ne sont pas comparées. Nous considérons donc qu'il est fondamental de reconnaître et de garantir à chacun le droit de parler et, réciproquement, le droit - le devoir d'écouter. Le dialogue et la comparaison permettent une connaissance mutuelle qui génère la confiance et sont la base de la construction de la connaissance.
 
Nous considérons la communication orale un aspect fondamental de l'enseignement des langues: non seulement une condition préalable indispensable pour acquérir des compétences en langue écrite, mais aussi une compétence fondamentale en soi, à prendre en compte dans tous les ordres scolaires. Raconter, argumenter, exposer ses pensées, discuter, parler en public, parler à l'assemblée, partager des expériences et des émotions sont essentiels dans l'école coopérative car ils sont fondamentaux dans la vie sociale.
Dans chaque voie de la connaissance, la discussion soutient l'articulation de la pensée, stimule les processus mentaux, nous permet d'interroger la réalité en découvrant différents aspects et en construisant des réseaux de significations qui structurent la connaissance, configurant le besoin de poser des questions ainsi que de chercher des réponses.
Nous pensons également que la formation au dialogue et une argumentation rigoureuse sont essentielles pour la capacité à évaluer et à choisir, conditions préalables à la participation démocratique.
 
Une école de la narration 
La narration est une activité relationnelle, la communauté est constituée d'histoires qu'elle partage. Ce sont des histoires qui donnent de l'espace à une pluralité de voix, d'idées, de manières d'être et de vivre qui, nous tous, nous caractérisent en tant qu'êtres humains. La narration permet de composer la nature fragmentaire des expériences dans une unité lisible sans perdre leur richesse.
Être capable de raconter sous toutes les formes possibles, responsabilise les sujets, les rend protagonistes et en même temps les rapproche des autres. Ecouter des histoires crée des relations et ouvre à d'autres mondes et à d'autres expériences.
 L'histoire apporte avec elle l'expérience de l'écoute qui habitue à être en relation et à penser en silence.
Chaque récit peut avoir citoyenneté à l'école: les récits de littérature, les mythes, aussi que les récits que chacun peut proposer à l'écoute ou à la lecture. Le récit qui contient la vie quotidienne est fondamental, il aide à la connaissance mutuelle et renforce l'identité du groupe, révélant en quoi chacun est différent et unique et en même temps semblable à tous les autres, en partageant la leur humanité commune.
 
Une école où la langue est utilisée pour communiquer
La parole et l'écriture sont des moyens puissants qui rassemblent les humains.
Nous croyons en une école où la parole et l'écriture sont utilisées pour communiquer, où la parole a de l'espace et où les écritures sont encouragées et acceptées. Le long voyage vers la capacité d'utiliser des mots de plus en plus efficaces ne peut manquer de prévoir l'erreur, étape inévitable dans tout parcours d'apprentissage, à ne pas souligner, sanctionner, criminalisér, pour ne pas éloigner ainsi de la poursuite du plaisir de communiquer avec les mots.
La pédagogie Freinet et la pratique MCE nous proposent des techniques de vie qui ont aussi un sens symbolique: le texte libre, la correspondance, le journal scolaire, l'écriture collective, la mise à point collective, le livre de vie de la classe. Au-delà des mille façons différentes dont ils peuvent être réalisés et mis à jour, ils indiquent une voie à suivre: donner de l'espace aux mots utilisés pour l'expression et la communication, dans des situations réelles, dans des situations de la vie. Ils nous invitent également à ne pas oublier que les mots, nés parce que négociés par des groupes d'humains pour échanger des idées, ne peuvent
s’apprendre que par l’ échange et la comparaison.
 
Une école qui accueille les différentes langues et les différentes compétences linguistiques présentes
Nous pensons qu'en ce moment où les contextes sociaux et scolaires se caractérisent par la présence de cultures et de langues différentes, de méthodes de communication différentes, de compétences différentes, éduquer à la parole signifie éduquer à respecter toutes les langues et les différentes compétences présentes dans la classe.
Toute personne qui arrive à l'école, à tout âge, est linguistiquement compétente dans la langue maternelle - la langue qui nous façonne, qui connote notre vie psychologique, nos souvenirs, nos associations, nos schémas mentaux. Le respect et la protection de toutes les variétés linguistiques, qu'il s'agisse d'expressions idiomatiques différentes ou d'utilisations différentes d'un même idiome, signifie qu'aucune langue ne devient un ghetto, une cage qui sépare, un obstacle à l'égalité.
 Une responsabilité importante de l'école est également d'accepter la différence de ceux qui ont une compétence linguistique au départ moins adéquate. Nous savons à quel point le manque de compétence linguistique peut affecter de manière significative l'ensemble du parcours scolaire, créant de profonds inconvénients. Nous savons également comment la compétence linguistique est liée, pour tous, aux conditions physiques, à l'environnement familial et social d'origine.
Le résultat doit être l'engagement, d'une part, de faire des choix, dans le domaine méthodologique et didactique, qui aident tout le monde à améliorer les compétences en communication, d'autre part de rejeter à la fois une évaluation sommative basée sur la mesure présumée des résultats standard par des contrôles externes. 
Nous croyons cependant à la possibilité de promouvoir le développement des compétences linguistiques pour tous dans un contexte de travail coopératif.
Nous pensons que la promotion de l'expression et des échanges linguistiques peut aider chacun à réussir le chemin de l'éducation à la parole  et à atténuer la marginalisation qui génère de la souffrance chez ceux qui ne disposent pas au départ d'outils suffisants. Nous croyons également à l'augmentation des opportunités qui se produit dans une école où il existe une pluralité de langues verbales et non verbales et où une «contamination» entre différentes langues et codes  est ressentie. La capacité à comprendre et à communiquer est favorisée, en groupe, par la présence de différentes langues, la prise de conscience des structures de sa propre langue ressort plus facilement de la comparaison qui met en évidence les similitudes et les différences entre les différentes langues et permet de découvrir le potentiel et les contraintes de langage personnel.
 
Nous croyons en une école qui peut légitimer la diversité et les différences en permettant à chacun de s'exprimer, de communiquer, de s'améliorer en compétence et en prise de conscience en expérimentant en citoyens actifs et capables de produire culture et beauté.
 
Une école qui considère chaque langue comme un corps vivant et un objet de recherche possible
 
Nous considérons le langage non pas comme un objet statique, un modèle à connaître, mais comme une réalité complexe et changeante dans laquelle et avec laquelle nous vivons, et qui nous façonne. C'est la maison commune que les êtres humains construisent et adaptent continuellement à leurs besoins. Nous proposons un enseignement des langues qui n'est pas uniquement centré sur l'apprentissage du code et d'un modèle considéré comme immuable, mais ouvert à la recherche.
 
Nous pensons que la complexité de la langue ne peut être efficacement abordée par un enseignement linéaire (à partir d'éléments isolés - signes, mots, phrases, ..- de façon additive, du plus facile au difficile). Nous pensons qu'il convient de l'explorer afin de mieux comprendre ses multiples aspects - oralité, pragmatique de la communication, sémantique, structures linguistiques des phrases et des textes, liens logiques établis par certains mots ... - en se concentrant sur la compréhension comme construction du sens.
Nous considérons comme inadéquat un enseignement qui met l'accent sur la grammaire comme un enseignement de règles et définitions détachées des textes, soutenu par des exercices mécaniques peu fonctionnels. Tout comme connaître l'anatomie des jambes ne nous rend pas plus rapides dans la course.
Au lieu de cela, nous considérons qu'il est fondamental de travailler sur les textes et les significations, pour stimuler la discussion sur les significations attribuées aux mots et aux expressions.
 
 
Une école qui accompagne avec soin le premier apprentissage de la langue écrite
La rencontre avec la langue écrite, une des rencontres fondamentales de la vie, est un moment important dans lequel les enfants entrent dans un nouveau monde communicatif, très différent de celui de l'oralité. Ils rencontrent un nouveau moyen puissant dont ils peuvent apprécier le potentiel: l'écriture permet de laisser un signal durable et de communiquer en dépassant les distances spatiales et temporelles, la lecture peut ouvrir des mondes lointains, incroyables, passionnants grâce à la découverte d'un nouveau pouvoir merveilleux des mots.
 Puisque l'activité spontanée de recherche et d'exploration du code commence, pour tout le monde et de différentes manières pour chacun, bien avant l'école, et se poursuit pendant longtemps, nous pensons qu'une méthode naturelle est l'approche la plus correcte: ‘une méthode-non méthode’ qui ne fournit pas un `` enseignement '' pour des étapes successives égales pour tous, mais un accompagnement dans un contexte riche en stimuli qui respecte et favorise les parcours individuels et permet, en même temps, de les tisser et de les faire interagir dans le groupe.
 
Une école qui fait rencontrer  les livres et découvrir la beauté des mots
Notre éducation à la parole manquerait sérieusement si elle n'essayait pas d'offrir des opportunités et de développer des stratégies pour rapprocher les enfants des livres, des connaissances et de la beauté qu'ils contiennent.
À l'école, les livres de connaissances doivent trouver un espace qui ouvre des mondes, offre de nombreux points de vue différents sur la réalité, suscite un nouveau désir de connaître, d'éclairer et de rendre plus significative notre propre expérience personnelle du monde.
A l’école doivent trouver place  les livres pour le plaisir de la lecture, pour profiter de la richesse offerte, dans toutes les cultures, par les œuvres de fiction et de poésie, puissants évocateurs d'images, d'expériences, d'émotions, de pensées. 
Mettre des livres réels et attrayants entre les mains des enfants, animer cette rencontre fondamentale, c'est la première et fondamentale tâche de l'école.
 
CE MANIFESTE
 
Nous espérons que ce Manifeste aidera de nombreux enseignants, qui opèrent déjà ou qui ont l'intention de travailler selon ces critères, de se reconnaître comme faisant partie d'un grand groupe sur la voie d'une école démocratique meilleure et inclusive et d'une société moins injuste.
. Nous savons à quel point la présence ou l'absence d'offres culturelles, d'espaces publics conçus pour la socialité, de bibliothèques, de soutien aux activités des écoles et de tous les lieux d'enseignement des langues est importante.
 
Enfin, nous ne pouvons manquer de reconnaître à quel point il est important pour les enseignants d'avoir un contexte de travail dans lequel l'enseignant ne se sent pas isolé dans son rôle, dépassé par la nécessité de toujours faire face à de nouveaux problèmes et tâches bureaucratiques.
Nous pensons que dans ce cas, face à des demandes ou des dispositions qui ne respectent pas les droits de l'enfant - le droit à l'expression, à être consulté, à ne pas faire l'objet de discriminations, à participer, - il est légitime de répondre par des actions de désobéissance civile.
 
MOVIMENTO DI COOPERAZIONE EDUCATIVA
 
Pour informations et propositions:
 

  

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